Alla maratona di New York per coronare un grande sogno
di Paola Bosaro
Nicola Baldin racconta le emozioni della corsa più famosa del mondo
La maratona più famosa del mondo vista con gli occhi dei partecipanti dell’Est Veronese. Ogni anno sono circa 2.000 gli italiani che partecipano alla Maratona di New York, quella affascinante manifestazione che attraversa i cinque distretti di New York: Staten Island, Brooklyn, Queens, Bronx e Manhattan, per giungere al traguardo in Central Park. Si tratta del più spettacolare evento sportivo al mondo, che vede la partecipazione di oltre 60 mila atleti (professionisti e non) e 2 milioni di spettatori lungo tutto il percorso. Anche dall’Est Veronese partono ogni anno appassionati della corsa per tentare l’impresa. Trascriviamo qui la bellissima testimonianza di Nicola Baldin, presidente dell’Avis comunale di Albaredo e iscritto alla Federazione italiana amatori Sport per tutti, che ha preso parte all’ultima «New York Marathon» assieme ad una ventina di runner del “Gruppo podistico Valdalpone”. È un condensato di emozioni forti, di amore per lo sport, un inno all’amicizia e alla solidarietà fra vicini (di nazionalità, pelle, cultura) e lontani.
«La mattina dell’1 novembre 2015 – giorno della gara – è iniziata molto prima dell’alba, precisamente alle 4.30. In realtà non siamo riusciti a chiudere occhio per il frastuono dei balli, dei canti e della musica assordante della notte di Halloween a Times Square. Ci prepariamo in camera con tanta ansia, ci interroghiamo a vicenda su quali vestiti indossare e sulle previsioni del tempo. Le mani tremano nell’afferrare il pettorale di iscrizione, che maneggiamo come se si trattasse di un’antica pergamena. Il cuore batte sempre più forte: ci si abbraccia e si percepisce di minuto in minuto aumentare l’entusiasmo. Una frase spezza per un attimo la trepidazione: Dai ragazzi, forza che la colazione ci attende. E in un attimo la sala dell’hotel si riempie di runner multicolori e di ogni nazionalità. È necessario fare una buona colazione, però bisogna anche stare attenti che ciò che si mangia non ci crei qualche problema durante la gara. Intanto ci scambiamo le esperienze, le abitudini, gli obiettivi della gara, ma il denominatore comune è la voglia di divertirsi e di correre una maratona che sarà indimenticabile».
Alle 5.30 il pullman attende i maratoneti per portarli alla linea di partenza. Gli atleti salgono ordinatamente. «Le gambe iniziano a tremare, tratteniamo qualche lacrima a fatica, abbiamo qualche timore per qualche goccia di pioggia, ma tutto svanisce quando si intravvede dai finestrini il mitico ponte Da Verazzano che unisce Brooklyn a Staten island, luogo della partenza. Scendiamo, siamo in tantissimi, coloratissimi, da ogni parte del mondo. Ci avviciniamo alle “nostre” zone di partenza: ce ne sono tre di diverso colore, blu, arancione e verde; noi ci dirigiamo verso il settore verde. Quindi troviamo un’area per cambiarci, nel frattempo vediamo entrare gli atleti diversamente abili che, come noi, si preparano a questa grande avventura: li applaudiamo e ci scaldiamo, non solo le mani».
Alle 9 si avvicina la partenza… «Dallo schermo vediamo le top runner femminili partire, quindi gli uomini, e dopo lo sparo ci siamo noi, quelli che faranno grande questa maratona; persone che da mesi si preparano duramente e con molti sacrifici, che vogliono tagliare il traguardo dopo 42 km e 195 mt di sudore e fatica anche psicologica, persone per le quali si sta realizzando un sogno rincorso per tutta la vita, atleti che non vedono l’ora di avere al collo la fantastica medaglia che custodiranno per sempre nel loro cuore».
Ore 10.15: viaaaaa… «Un abbraccio e si parte. Vediamo in lontananza i dirigenti del nostro gruppo sportivo e come pazzi cerchiamo di attirare la loro attenzione, ci scorgono finalmente. I primi chilometri sono tutti sul ponte Da Verazzano: ancora non ci sembra vero! Ecco il cartello del primo miglio; passato il ponte ecco la marea di gente che ci applaude, ci incita e grida Italy, Italy, go, go, la pelle d’oca sale tremendamente. I gruppi musicali, gli animatori di strada, i ballerini lungo il percorso ci fanno compagnia, ci danno quell’energia che miglio dopo miglio sentiamo di perdere. Passiamo dai quartieri caratteristici con le casette a schiera, ai quartieri popolari per raggiungere il centro economico e finanziario con i grandi grattacieli che in altezza si perdono tra le nuvole; Staten Island, Brooklyn, Manhattan, Queens, il Bronx, sono i distretti che attraversiamo, animati da tanta gente che ci applaude e ci incita. I bambini con la mano cercano il nostro “cinque”, noi battiamo decine e decine di mani. Ci offrono cioccolatini, dolcetti di Halloween, gelati, salviette per asciugare il sudore, tante banane».
La crisi del 35esimo chilometro. «Ci facciamo forza a vicenda, siamo stanchi, le gambe sembrano non volerne più, ora è la testa che deve essere convinta di farcela: non possiamo mollare oraci ripetiamo. La gente vuole che arriviamo tutti: stringiamo i denti e proseguiamo; il traguardo è ormai vicino. Entriamo in Central Park, il meraviglioso polmone verde di Manhattan: ancora 2 miglia e ce l’abbiamo fatta. Go, go, go, ci urla la gente applaudendoci. Una curva, poi due, dei continui Sali e scendi che mettono a dura prova le nostre gambe».
Ecco il traguardo, finalmente. «Ci guardiamo con un grande sorriso liberatorio e attraversiamo la linea del finish. Ormai la stanchezza non si sente più, c’è solo una grande felicità per avercela fatta. Poco importa se ci abbiamo impiegato 3, 4 o 5 ore, la vera gioia e soddisfazione è avere messo il nostro nome nella più bella ed emozionante maratona al mondo, essere stati protagonisti di questa meravigliosa avventura, un sogno che si è realizzato nel migliore dei modi. Grazie a tutto il gruppo della Valdalpone!».