A questo punto, vista l’estate “horribilis” che abbiamo passato, i dubbi sono: ce la faremo? Riusciremo a sopravvivere per il futuro nostro? Questione sostanziale per qualsiasi specie vivente di questo pianeta. Ma pur anche questione individuale e sociale per la comunità umana che pare essere l’artefice di questa spinta verso l’estinzione. Noi, che siamo stati capaci di imporci sul resto dei viventi, siamo oggi in grado di auto-estinguerci. Un fenomeno unico nella storia dell’evoluzione planetaria, tanto che lo stesso genere umano ha partorito per sé il neologismo di “Antropocene”. In cinque secoli è stato calcolato che sono scomparse dal nostro pianeta tra il 7,5 e il 13% delle 2 milioni di specie conosciute. «Si tratta di un numero enorme: significa che da 150.000 a 260.000 specie non esistono più», precisa la scienza. Quale destino sceglieremo per noi stessi?
CHI SONO I RESPONSABILI?
L’uomo, è dimostrato, è l’unica specie in grado di manipolare la biosfera su larga scala, e poiché siamo l’unica specie che può scegliere consapevolmente il proprio futuro e quello della biodiversità terrestre, il nostro ruolo è fondamentale per protrarre, rallentare o fermare tale situazione.
QUALI LE CAUSE?
«La massiccia scomparsa di numerose specie animali e vegetali, provocata dall’attività umana a causa di fenomeni come inquinamento, boom demografico, agricoltura intensiva, cambiamenti climatici e riduzione delle risorse non rinnovabili; anche nella forma estesa sesta estinzione di massa». Per il forestale di lungo corso ed ecologo vicentino Giustino Mezzalira: «Ci sono tutte le condizioni che ci inducono a ipotizzare quello che già lo scienziato-filosofo James Lovelock aveva preconizzato, pensando alla storia evolutiva di Gaia (la Terra). Il nostro pianeta ha sempre utilizzato il “calore” per distruggere, mentre il “freddo e gelo” in termini geologici hanno sempre arricchito l’evoluzione. L’innalzamento delle temperature, che deve essere visto in un’ottica globale ed ecologica, porterà inevitabilmente a stravolgimenti epocali che partiranno dal basso per poi lambire gli apici evolutivi dove ci collochiamo noi». «Se l’estinzione ci sarà – continua Mezzalira -, questa potrebbe essere la risposta, chiamiamola pure reazione, del pianeta, verso quella specie – cioè noialtri -, che con le sue attività minacciano le basi stesse della vita». «Questo ormai è già stato detto e scritto, solo che la nostra stupidità è talmente palese che non solo facciamo poco o niente, ma tentiamo anche di confutare i dati e gli studi, inficiandoli con il dubbio negazionista. L’estinzione non è questione di “se”, ma di “quando”!».
LA SCIENZA DICE…
Quando Darwin arrivò alle Galapagos, nel 1835, descrisse sui suoi taccuini molte specie animali che non aveva mai visto prima. Oggi, nel 2022, moltissime di quelle specie sono tutte estinte! Queste e altre estinzioni si sono fatte via via più allarmanti, fino a che gli scienziati non si sono accorti che stiamo vivendo all’interno di quella che viene chiamata estinzione di massa, cioè uno di quegli eventi catastrofici che sono avvenuti solo cinque volte da quando esiste la vita sulla Terra. «Esistono due tipi di estinzioni, e nessuna delle due è negativa di per sé per l’evoluzione» risponde il professore Telmo Pievani, docente di Filosofia della Scienza presso l’Università di Padova. «Esistono le estinzioni di sfondo, che avvengono nell’arco di milioni di anni: una specie nasce, vive all’interno di un ambiente, l’ambiente cambia, la sopravvivenza diventa difficile, la specie si estingue. Esistono poi e le estinzioni di massa, che finora sono state cinque, scoperte solo di recente. Queste sono eventi più rari, che comportano riduzioni drastiche della biodiversità su larga scala, coinvolgendo anche tutto il pianeta in brevissimo tempo – cioè in migliaia di anni. Le estinzioni di massa colpiscono piante, animali e microrganismi. La peggiore di tutte è avvenuta 251 milioni di anni fa e ha portato all’estinzione più del 90% delle specie: la vita sulla Terra allora rimase appesa a un filo. La più famosa è la quinta, che 66 milioni di anni fa ha portato all’estinzione quasi tutti i dinosauri e del 60% delle specie viventi. Negli ultimi anni ci siamo accorti che stiamo vivendo dentro un’estinzione di massa, perché in questo momento il tasso di riduzione della biodiversità è equiparabile a quello dei grandi eventi del passato. Ma la differenza tra quella in corso e quelle del passato è che quelle del passato avevano delle cause naturali, mentre questa ha una causa umana». «Il rapporto tra climate change e biodiversità è di reciproca alimentazione» sostiene Pievani.
di Antonio Gregolin
Continua su AREA3news n133 di settembre 2022