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Post Covid, è boom di dimissioni: si scelgono smart working e posti migliori

Dalla mancanza di lavoratori stagionali all’aumento vertiginoso dei licenziamenti volontari: la pandemia ha radicalmente cambiato il mondo del lavoro e in molti stanno rivalutando le proprie priorità

Ci hanno chiesto di chiuderci in casa per mesi e di lavorare in un modo nuovo, comodo e più “intelligente” – seguendo il motto del “possiamo continuare ad essere altrettanto produttivi anche da remoto” moltissime aziende hanno salvato le proprie attività con dipendenti che non avevano più bisogno di mettere piede in ufficio. Finita l’emergenza sanitaria, ecco che le aziende rivogliono i propri uffici pieni di lavoratori in camicia e scarpe strette. Ma i lavoratori non ci stanno.

Sarà stata la rivalutazione del concetto stesso di “normalità”, o la scoperta di quanto si possa risparmiare al mese in benzina e trasporti, pranzi pronti e soprattutto tempo quando la mattina per arrivare sul posto di lavoro basta alzarsi dal letto e sedersi alla propria scrivania?

Parlando di numeri, quella che può sembrare una tendenza (o una nuova idea di ciò che è il lavoro, il suo rapporto con la vita privata, spese e sacrifici) si rivela essere uno spaccato di realtà: secondo un’indagine promossa da Aidp (Associazione per la Direzione del Personale), il fenomeno delle dimissioni volontarie coinvolge soprattutto i più giovani, quelli nella fascia di età compresa tra i 26 e i 35 anni.

Il campione di 600 aziende ha rivelato che si tratta soprattutto di mansioni impiegatizie (82%) e di lavoratori residenti nelle regioni del Nord Italia (79%), ovvero quelle che più di tutte hanno sperimentato la nuova formula di lavoro flessibile e da casa.

Come cause di questi “esodi” verso opportunità migliori vengono individuate «la ripresa del mercato del lavoro (48%), la ricerca di condizioni economiche più favorevoli in un’altra azienda (47%) e l’aspirazione ad un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa (41%) (…) seguite, subito dopo, dalla ricerca di maggiori opportunità di carriera (38%). L’indagine segnala che il 25% dei giovani ha indicato la voglia di un nuovo senso di vita e che il 20% ha imputato a un clima di lavoro negativo interno all’azienda la ragione delle dimissioni».

Continua su AREA3news n132 di luglio-agosto 2022

AUTUNNO AGITATO

IL RINCARO DELLE MATERIE PRIME APRE UNA NUOVA EPOCA DI CRISI ECONOMICA

Per le economie dei Paesi emergenti si prepara una raffica di shock mai vista dagli anni novanta. I disordini scatenati dall’aumento dei prezzi di generi alimentari ed energia stanno già colpendo pesantemente alcuni Paesi. E ora potrebbero trasformarsi in una crisi del debito più ampia, oltre che in una nuova minaccia in grado di compromettere la fragile ripresa dell’economia mondiale dopo la pandemia.

Si prospetta come l’autunno più caldo dell’ultimo ventennio (ad essere ottimisti), e non solo per questioni climatiche. Sono l’economia, la finanza, le risorse energetiche, il cibo, a mostrarsi come pedine in uno scacchiere internazionale. In realtà, la questione è antica quanto l’uomo, e queste sono sempre state le “pedine storiche” utilizzate dagli uomini contro gli uomini. Allora si dirà: “Niente di nuovo sotto il sole?”. Assolutamente no, visto che è questione non più locale, ma globale. E l’Italia? Non ci differenziamo, al punto da non stupirci nemmeno più se il pellet venduto fino a pochi mesi fa 4.5 euro al sacco, è schizzato oggi a 12 euro, con ulteriori aumenti previsti. Così, mentre la politica torna a discutere sul ponte sullo Stretto di Messina, il Pil mostra che l’inflazione è ormai tangibile su tutti i fronti. E dire che è lo stesso Ministro per la transizione ecologica, Cingolani, a dire che «si tratta il più delle volte di speculazione». Questo lo abbiamo capito tutti! Così dietro i rincari più o meno giustificati, c’è un mondo spesso opacizzato e indecifrato, con tutta una ricaduta a domino che parte dall’energia per arrivare dopo vari passaggi alle tasche dei compratori. L’esplosione stessa del costo del gas ha un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la siccità ha devastato i raccolti, con perdite stimate pari a 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione. Mix micidiale, che costerà nel 2022 alle famiglie quasi 9 miliardi di euro, come ci dicono le statistiche ufficiali. Soltanto per la spesa alimentare, a causa dell’effetto dell’inflazione, che colpisce soprattutto le categorie più deboli, sulla base dei dati Istat sui consumi degli italiani ci saranno cifre da brividi. A guidare la classifica c’è la verdura, che quest’anno costerà alle famiglie 1,97 miliardi in più, seguite da pane, pasta e riso, con un aggravio di 1,65 miliardi, e carne e salumi, per i quali si stima una spesa superiore di 1,54 miliardi rispetto al 2021. L’aumento dei costi poi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne, dove più di un’azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività.

di Antonio Gregolin

continua su AREA3news n133 di Settembre 2022

Davvero, meritiamo l’estinzione?

A questo punto, vista l’estate “horribilis” che abbiamo passato, i dubbi sono: ce la faremo? Riusciremo a sopravvivere per il futuro nostro? Questione sostanziale per qualsiasi specie vivente di questo pianeta. Ma pur anche questione individuale e sociale per la comunità umana che pare essere l’artefice di questa spinta verso l’estinzione. Noi, che siamo stati capaci di imporci sul resto dei viventi, siamo oggi in grado di auto-estinguerci. Un fenomeno unico nella storia dell’evoluzione planetaria, tanto che lo stesso genere umano ha partorito per sé il neologismo di “Antropocene”. In cinque secoli è stato calcolato che sono scomparse dal nostro pianeta tra il 7,5 e il 13% delle 2 milioni di specie conosciute. «Si tratta di un numero enorme: significa che da 150.000 a 260.000 specie non esistono più», precisa la scienza. Quale destino sceglieremo per noi stessi?

CHI SONO I RESPONSABILI?

L’uomo, è dimostrato, è l’unica specie in grado di manipolare la biosfera su larga scala, e poiché siamo l’unica specie che può scegliere consapevolmente il proprio futuro e quello della biodiversità terrestre, il nostro ruolo è fondamentale per protrarre, rallentare o fermare tale situazione.

QUALI LE CAUSE?

«La massiccia scomparsa di numerose specie animali e vegetali, provocata dall’attività umana a causa di fenomeni come inquinamento, boom demografico, agricoltura intensiva, cambiamenti climatici e riduzione delle risorse non rinnovabili; anche nella forma estesa sesta estinzione di massa». Per il forestale di lungo corso ed ecologo vicentino Giustino Mezzalira: «Ci sono tutte le condizioni che ci inducono a ipotizzare quello che già lo scienziato-filosofo James Lovelock aveva preconizzato, pensando alla storia evolutiva di Gaia (la Terra). Il nostro pianeta ha sempre utilizzato il “calore” per distruggere, mentre il “freddo e gelo” in termini geologici hanno sempre arricchito l’evoluzione. L’innalzamento delle temperature, che deve essere visto in un’ottica globale ed ecologica, porterà inevitabilmente a stravolgimenti epocali che partiranno dal basso per poi lambire gli apici evolutivi dove ci collochiamo noi». «Se l’estinzione ci sarà – continua Mezzalira -, questa potrebbe essere la risposta, chiamiamola pure reazione, del pianeta, verso quella specie – cioè noialtri -, che con le sue attività minacciano le basi stesse della vita». «Questo ormai è già stato detto e scritto, solo che la nostra stupidità è talmente palese che non solo facciamo poco o niente, ma tentiamo anche di confutare i dati e gli studi, inficiandoli con il dubbio negazionista. L’estinzione non è questione di “se”, ma di “quando”!».

LA SCIENZA DICE…

Quando Darwin arrivò alle Galapagos, nel 1835, descrisse sui suoi taccuini molte specie animali che non aveva mai visto prima. Oggi, nel 2022, moltissime di quelle specie sono tutte estinte! Queste e altre estinzioni si sono fatte via via più allarmanti, fino a che gli scienziati non si sono accorti che stiamo vivendo all’interno di quella che viene chiamata estinzione di massa, cioè uno di quegli eventi catastrofici che sono avvenuti solo cinque volte da quando esiste la vita sulla Terra. «Esistono due tipi di estinzioni, e nessuna delle due è negativa di per sé per l’evoluzione» risponde il professore Telmo Pievani, docente di Filosofia della Scienza presso l’Università di Padova. «Esistono le estinzioni di sfondo, che avvengono nell’arco di milioni di anni: una specie nasce, vive all’interno di un ambiente, l’ambiente cambia, la sopravvivenza diventa difficile, la specie si estingue. Esistono poi e le estinzioni di massa, che finora sono state cinque, scoperte solo di recente. Queste sono eventi più rari, che comportano riduzioni drastiche della biodiversità su larga scala, coinvolgendo anche tutto il pianeta in brevissimo tempo – cioè in migliaia di anni. Le estinzioni di massa colpiscono piante, animali e microrganismi. La peggiore di tutte è avvenuta 251 milioni di anni fa e ha portato all’estinzione più del 90% delle specie: la vita sulla Terra allora rimase appesa a un filo. La più famosa è la quinta, che 66 milioni di anni fa ha portato all’estinzione quasi tutti i dinosauri e del 60% delle specie viventi. Negli ultimi anni ci siamo accorti che stiamo vivendo dentro un’estinzione di massa, perché in questo momento il tasso di riduzione della biodiversità è equiparabile a quello dei grandi eventi del passato. Ma la differenza tra quella in corso e quelle del passato è che quelle del passato avevano delle cause naturali, mentre questa ha una causa umana». «Il rapporto tra climate change e biodiversità è di reciproca alimentazione» sostiene Pievani.

di Antonio Gregolin

Continua su AREA3news n133 di settembre 2022

Addio ai medici di famiglia

TRA SETTE ANNI UN ITALIANO SU TRE POTREBBE NON AVERE PIÙ IL MEDICO DI FAMIGLIA 

E la vogliamo chiamare solo “crisi sanitaria”? Troppo poco, se in un territorio di 20 mila abitanti – per fare un esempio -, che fino a pochi mesi fa poteva contare su 13 medici di famiglia, ora ne ha soltanto 8, con un vertiginoso aumento dei pazienti a carico dei medici rimasti (circa 2500 pazienti per medico). 

Una situazione talmente grave che i sindaci di sei Comuni dell’Area Berica (Noventa Vicentina, Pojana Maggiore, Asigliano, Agugliaro, Campiglia dei Berici, Albettone, Montegalda) si sono ritrovati per lanciare un forte appello all’Ulss 8 e alla Regione Veneto, come ai medici di famiglia, affinché si ponga mano alla emorragia dei medici in corso. Una situazione disarmante per i cittadini, allarmante per gli amministratori. Preoccupante anche per la Sanità Pubblica, perché sta mettendo a rischio il percorso di costruzione di una Medicina di Gruppo territoriale, sulla quale molti sindaci da tempo erano impegnati, seppur con scarni risultati. È la triste fotografia della medicina generale nell’Area Berica, ma non dissimili sono le aree contermini del Padovano e Veronese, tale da essere una questione regionale e nazionale. 

continua su AREA3news n131 di giugno 2022

Giovani e lavoro – quando il sogno incontra la crisi

1 milione di giovani in meno in 10 anni e sempre meno lavoratori effettivi 

Negli ultimi dieci anni la numerosità della popolazione dai 25 ai 34 anni si è ridotta notevolmente, passando dai 7.459.000 giovani del 2010 ai 6.453.000 del 2020. Un forte invecchiamento della popolazione, nel nostro Paese, che ha avuto anche un impatto dal punto di vista economico e sociale. 

In pratica, ci sono meno di 3 adulti in età lavorativa per ogni persona over 65. 

Se a questo si aggiunge il fatto che abbiamo un tasso di occupazione del 58%, il risultato è che ci si avvicina verosimilmente a un rapporto 1 a 1 tra lavoratori effettivi e persone over 65. 

Un dato destinato a crescere ulteriormente: secondo le proiezioni Eurostat per il 2050, nella maggior parte delle nostre Regioni per quella data si supererà il 70%. 

continua su AREA3news n131 di giungo 2022

Stalle a rischio chiusura

Gli allevatori schiacciati da costi produttivi. Occorre subito un accordo di filiera

Gli allevatori italiani sono allo stremo. Ormai si produce latte in perdita a causa dei forti aumenti dei costi e con prezzi non più remunerativi. Molte stalle rischiano di chiudere i battenti. 

La carenza di mais e soia, con le speculazioni in atto che hanno fatto schizzare i prezzi delle scorte, sta mettendo in ginocchio gli allevatori che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse raggiunge e supera anche i 0,50 euro al litro di latte alla stalla, un costo molto superiore rispetto al prezzo riconosciuto ad una larga fascia di allevatori. 

All’aumento dei costi di produzione non corrisponde la giusta remunerazione del latte alla stalla: per poter pagare un caffè al bar gli allevatori devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione adesso in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia, scattati già prima della guerra in Ucraina. 

Continua su AREA3news n130 di maggio 2022

UCRAINA: SOLIDARIETÀ, TESTIMONIANZE, ECONOMIA

Si è svolta il mese scorso a Montagnana una fiaccolata per la pace. Qualsiasi aggettivo sarebbe riduttivo, ma vogliamo testimoniare di aver visto una folla commossa partecipare numerosa, contraddistinta dai colori dell’Ucraina: il blu e il giallo.

I colori della bandiera ucraina erano presenti anche nelle fiaccole che hanno reso l’atmosfera densa di riflessioni e di introspezione. Colori dal significato potente: il blu, eco del cielo, simboleggia la pace; il giallo, che appartiene alle terre della nazione, auspica e celebra la prosperità dei terreni e i campi di grano. In questa fredda serata di marzo, dunque, la partenza della fiaccolata ha avuto luogo dal sagrato del Duomo, al termine della celebrazione della Santa Messa.
L’iniziativa è partita dalle Parrocchie e dal Comune di Montagnana.

Si è trattato di una manifestazione silenziosa per testimoniare il deciso “No!” alla guerra.

La partenza ha dunque preso avvio dal Sagrato del Duomo con un breve corteo, per poi passare davanti al monumento ai Caduti sotto la Loggia del Municipio e tornare infine in Piazza Vittorio Emanuele per un momento di riflessione e di preghiera.
Anche il sindaco Gianpaolo Lovato non ha voluto mancare all’appuntamento. Molte le persone presenti che erano accomunate dal desiderio di pace e di fratellanza con i tanti profughi ucraini che
stanno arrivando nel nostro territorio e che hanno lasciato i loro parenti a combattere nel suolo natio per difendere la loro nazione.

Continua su AREA3news n129 di aprile 2022

In fuga dalla guerra

Il viaggio di Svetlana e Masha da Kyiv a Barbarano

Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, “Sveta”, come la chiamano in famiglia, è già stata ospite di casa Dovigo grazie ad un progetto di accoglienza promosso a livello comunale: nata a Shostka nel 1986, ad appena un mese di distanza dal disastro nucleare di Chernobyl, Sveta ha vissuto in orfanotrofio fino ai 18 anni, passando quattro estati nel nostro Paese. Già all’epoca ha imparato qualche parola di italiano, che pian piano si sta impegnando a migliorare frequentando un corso di lingua; attualmente, parla sia il russo che l’ucraino, e la tecnologia viene in soccorso della traduzione.

Marta e Mario preparano il caffè, in un’atmosfera distesa che contrasta con le immagini di guerra che tutti abbiamo in mente mentre la conversazione prosegue. Prima dell’invasione, Svetlana e Maxim avevano un appartamento di proprietà, entrambi lavoravano, lui come muratore e lei presso un centro estetico; adesso, li separano 1.600 chilometri e un conflitto insensato, per loro inatteso. «Un’amica continuava a dirmi che sarebbe presto iniziata la terza guerra mondiale, ma io non le credevo, mi diceva di vendere l’appartamento e trasferirmi in campagna», racconta Sveta.

«Non so come facesse ad esserne così sicura, io non seguivo abbastanza i notiziari e non mi aspettavo che succedesse nulla di tutto questo, neanche dopo la guerra in Crimea. Forse Putin non si rende conto che sta morendo gente innocente, che si deve usare la diplomazia e non la violenza», aggiunge, cercando una spiegazione al bombardamento di Mariupol’, agli attacchi russi contro le case dei civili.

Continua su AREA3news n129 di aprile 2022

Prezzi fuori controllo

Crisi alimentare in tempi di guerra? «Opportunità per cambiare»

Paolo Groppo

Paolo Groppo, agronomo vicentino, ha lavorato per oltre trent’anni alle questioni dello sviluppo e sottosviluppo, alla FAO come esperto di Riforme Agrarie, Agricoltura Familiare, Sviluppo Territoriale e Conflitti legati alle risorse naturali. Ha diretto per quindici anni la rivista della FAO Land Reform, Land Settlement and Cooperatives e pubblicato romanzi sui temi dei conflitti ambientali e del “land grabbing”.
Da poco ha pubblicato, in anticipo sui tempi di crisi che stiamo vivendo, La crisi agraria ed ecogenetica spiegata ai non specialisti (con Meltemi Ed.), che fa seguito a Di chi è la terra? del 2019. Oggi in pensione, collabora con l’Università di Grenoble sulle questioni dello sviluppo e con il Villaggio Agricoltura e Giustizia dell’iniziativa “L’economia di Francesco”, promossa da Papa Francesco. «Sfogliando i giornali di questi giorni spicca l’allarme europeo per il rischio di rimanere senza pane e pasta per la scarsità di scorte come grano e mais: una possibile crisi alimentare è stata già oggetto di mie analisi passate, che però non potevano prefigurare scenari di guerra proprio nel cuore dell’Europa. Da anni si è consolidato da una parte un sistema bimodale con crescenti disuguaglianze di grandi e grandissime aziende (agribusiness), e di piccole o piccolissime aziende dall’altra.

Continua su AREA3news n129 di aprile 2022

Due anni dietro lo schermo

Distanze, isolamento e chiusure hanno rubato l’adolescenza ai ragazzi

La didattica a distanza, la solitudine e la soffocante incertezza di questi anni di emergenza sanitaria hanno portato via ai ragazzi esperienze preziose costringendoli in casa, dietro agli schermi di pc e smartphone. Polemiche e proteste per l’esame di maturità 2022, a cui i ragazzi non si sentono affatto preparati a dovere: e tra le paure e l’ansia si fanno strada disagi e dolori che hanno portato alcuni giovani a gesti estremi.

L’adolescenza è per definizione un periodo formativo così complesso da fare paura ai genitori tanto quanto ai ragazzi che lo vivono: ci si affaccia timidamente al mondo imparando a camminare da soli, si scoprono e conoscono sensazioni, situazioni, si comincia ad abitare più consapevolmente un corpo che cambia e cresce di giorno in giorno. Si sperimenta, si esplora, si cerca la propria piccola “tribù” a cui appartenere: ci si definisce, finalmente, e si comincia a diventare un individuo a tutto tondo, con incidenti, sofferenze ed infinite lezioni.

di Giuliana Corsino

Continua su AREA3news n128 di marzo 2022

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