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Giovani Campioni, il futuro è adesso

Sono tanti i giovani che si sono messi in mostra in questa stagione. Ne abbiamo scelti alcuni che si sono distinti in diverse specialità, altre seguiranno nei prossimi numeri

Michele Dal Pozzo, 12 anni Dai primi lanci di minibaseball al tetto d’Europa.

Il lanciatore sambonifacese Michele Dal Pozzo, 12 anni appena compiuti, “vola” con la Nazionale italiana di baseball Under 12 ai campionati europei in Belgio e contribuisce a conquistare il quarto titolo consecutivo per l’Italia. Un’emozione grandissima per il ragazzo cresciuto nel Crazy San Bonifacio e un orgoglio immenso per papà Elio, ex giocatore di baseball e ora dirigente della società sambonifacese.

 

 

 

Gabriele e il basket in carrozzina

Gabriele ha 24 anni e vive con i suoi genitori a Sarego. Gioca a basket in carrozzina da quando aveva 5 anni e la sua attuale squadra, gli A.S. Delfini 2001, è una di quelle piccole e bellissime realtà sportive ancora troppo poco visibili nel nostro territorio. I Delfini sono nati alla fine degli anni 90 per permettere ai ragazzi con disabilità di fare sport e crescere insieme, e a luglio di quest’anno hanno lanciato una raccolta fondi a sostegno della loro attività visibile sul portale gofundme.com.

 

 

 

Dario Saoncella

Un casalese negli azzurri di Vienna

Un giovane atleta casalese ha portato i colori italiani agli Europei Under19 che si sono svolti a Vienna nel luglio scorso. Stiamo parlando di Dario Saoncella che milita nella società di Hockey su prato CSP San Giorgio di Casale di Scodosia. Lo contattiamo per una chiacchierata e lo troviamo ben disponibile a rispondere alle nostre curiosità.

 

 

Riccardo Meneghini

Giovane difensore, ma con esperienza

Riccardo Meneghini, originario di Noventa Vicentina, classe Duemila, è arrivato nella stagione 2020-2021 alla “Luparense FC” in qualità di difensore. Nonostante la giovane età, il suo passato conta importanti esperienze in club professionistici quali Vicenza e Juventus, dove cresce come atleta e uomo. In carriera veste anche le maglie di Nova Gens, Hellas Verona, Este.

 

 

 

 

continua su Area3News  n.122 di settembre

FRANCESCO MOSER «Per un ciclista non tutte le annate sono uguali e lo stesso è per il vino»

Francesco Moser, famosissimo ciclista degli anni ’70 e ’80, non ha bisogno di presentazioni, ma vale certo la pena ricordare alcune delle sue grandi imprese: nel corso della sua carriera, dal 1973 al 1988, vince un Giro d’Italia, tre Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, una Milano-Sanremo, un campionato del mondo su strada e uno su pista. Grazie alle sue caratteristiche di passista, inoltre, nel 1984, a Città del Messico, riesce a strappare il record dell’ora a Eddy Merckx, dopo 12 anni di dominio incontrastato. In sella a un nuovo tipo di bicicletta con ruote lenticolari, Moser compie infatti 51,151 km in un’ora. Con le sue 273 vittorie su strada, precede Saronni e Cipollini e, ad oggi, risulta il ciclista italiano con il maggior numero di successi all’attivo.

Lo incontriamo appena fuori Trento, nell’azienda agricola della sua famiglia che comprende anche una cantina di vini trentini, e una cosa appare subito chiara: Francesco Moser non è il tipo d’uomo che perde tempo a crogiolarsi nel proprio mito.

No, ha i piedi ben piantati per terra, in quell’amata terra trentina che coltivava prima di diventare un ciclista famoso e che ha continuato a coltivare, al termine della sua carriera. È significativo il fatto che ci accolga con ancora gli stivali di gomma addosso, di ritorno dai campi. Così, davanti a un bicchiere del suo vino ci facciamo raccontare le gioie e le fatiche di una vita da ciclista/vignaiolo.

Francesco, dalle biciclette ai vigneti, come nascono e come si coltivano i campioni?

«In realtà io sono passato dalla vigna alla bici e poi sono tornato alla vigna. Ho sei fratelli e tre sorelle e tutti abbiamo lavorato in campagna con nostro padre, all’epoca vendevamo l’uva alla cantina sociale. Conveniva, anche perché alcuni dei miei fratelli, Aldo, Enzo e Diego hanno intrapreso la carriera ciclistica e alla fine, per vari motivi, nei campi sono rimasto solo io. Quando ho iniziato anch’io a correre avevo sulle spalle tutta la responsabilità dell’azienda e devo dire che il lavoro dei campi è stato senza dubbio un’ottima palestra, anche perché negli anni ’60 non c’erano tutte le comodità di adesso, era un lavoro molto più fisico, molto più faticoso».

Il Giro d’Italia per le strade del Veneto ha dimostrato che il ciclismo è ancora uno sport molto amato. Allora qual è il problema? Non ci sono più gli sponsor di una volta o non ci sono più i campioni di una volta?

«Sono cambiate tante cose, sono cambiate le regole, sono nate queste grosse squadre chiamate World Tour, una ventina in tutto, in Italia ce ne sono un paio: la “Lampre” e la “Cannondale” (ex “Liquigas”, ndr), poi ci sono delle squadre minori chiamate Professional, ma la tendenza, per una questione economica, è quella di formare squadre Continental (divisione ancora inferiore, ndr). Il fatto è che le World Tour costano anche più di 10 milioni di euro l’anno ed è difficile trovare sponsor italiani in grado di allestire da soli una squadra del genere. Però quello economico non è l’unico problema del ciclismo odierno: la verità è che non ci sono più l’attaccamento e la passione di una volta».

Per quanto riguarda l’incarico di Commissario Tecnico della Nazionale, a quando un triveneto come ad esempio, per non fare nomi, Francesco Moser?

«Ormai non ho più l’età per farlo, aveva senso che lo facessi quando ho smesso di correre, ma ormai sono completamente uscito dall’ambiente. Potrebbero farlo altri corridori più giovani di me, Moreno Argentin per esempio. Ma credo che per il momento il problema non si ponga perché Cassani è stato appena nominato».

Francesco, lei ha introdotto per la prima volta la ruota lenticolare, aggiudicandosi il record dell’ora a Città del Messico, esattamente trent’anni fa. Come produttore di biciclette ritiene che ci sia ancora qualcosa da scoprire grazie anche alle nuove tecnologie e ai nuovi prodotti?«Quando ho fatto il record con quel nuovo tipo di ruote che io e il mio staff avevamo inventato, ho ricevuto moltissime critiche: prima dicevano che era impossibile utilizzarle, poi che ho vinto solo grazie a quelle ruote. Ma questo fa parte del gioco. Oggi il record dell’ora non si può più fare con le ruote lenticolari perché la Federazione ha cambiato le regole, chi vuole tentare l’impresa deve farlo con una bicicletta da corsa standard, con i raggi e tutto il resto. La ricerca non si ferma mai, ma queste limitazioni introdotte dalla Federazione l’hanno frenata molto. Poi non capisco il senso di permettere l’utilizzo di ruote lenticolari su strada, che è più pericoloso perché si è in gruppo, ma non su pista, correndo da soli».

Come si presenta il prossimo Giro d’Italia e chi potrebbe aggiudicarselo?

«Il Giro quest’anno è molto difficile, ci sono ben dieci arrivi in salita e personalmente ritengo siano troppi. Contando che ci sono anche tre Cronometro, significa che i corridori che tentano la scalata alla classifica devono sostenere 13 tappe “a tutta”, non possono risparmiarsi, devono stare sempre davanti e, a queste condizioni, è davvero dura. Al momento il favorito sembrerebbe Quintana, tra gli italiani gli osservati speciali sono Scarponi e Basso. Ma servono giovani talenti che si impongano a sorpresa, rimescolando le carte in tavola».

Per fare un buon ciclista ci sono molte variabili, tra le quali anche una buona annata, e per fare un buon vino?

«È vero che per un ciclista non tutte le annate sono uguali e lo stesso è per il vino. La differenza è che per un ciclista dipende dalla condizione psicofisica, mentre per il vino dipende dalle condizioni climatiche (ride, ndr)»

 

ONORE AL PROF. CORUBOLO ”INVENTORE” DEL NOME HELLAS VERONA

Grande partecipazione e momenti di emozione domenica 1 dicembre a Pressana, durante il ricordo di Decio Corubolo, l’insegnante di greco e latino che diede il nome all’Hellas Verona, di cui ricorrono quest’anno i 100 anni dalla morte. L’Amministrazione comunale di Pressana, in accordo con i Butei del Verona e con i discendenti di Corubolo, ha posto nella via a lui dedicata una targa che recita così: “Al professor Decio Corubolo, per aver dato nome e vita all’Hellas Verona. Nel centenario della morte, eternamente grati”.

Hanno preso parte all’evento una cinquantina di tifosi della curva sud e il delegato provinciale del Coni Stefano Gnesato. Il corteo si è poi spostato lungo via Decio Corubolo, dove il sindaco Lino Fin ha ripercorso le tappe più importanti della vita dell’illustre concittadino, che fu assessore del Comune tra il 1911 e il 1913. Per l’amministrazione erano presenti anche il vicesindaco Stefano Marzotto e l’assessore Renato Greghi. Anche il pronipote del professore, Alessandro, ha ricordato le qualità umane e culturali del suo celebre antenato. L’evento che lo rese celebre successe nell’ottobre 1903, quando un gruppo di studenti del liceo classico “Maffei” fondò un club e lo battezzò Associazione Calcio Hellas (per ricordare l’antica Grecia), proprio su proposta del professor Corubolo. Il docente aveva talmente a cuore questa piccola società che contribuì all’acquisto del primo pallone. Al suo pensionamento, ricevette la Croce di Cavaliere della corona d’Italia per speciali benemerenze nel campo dell’istruzione.

Decio Corubolo nacque nel 1844 da Girolamo ed Elisabetta Girardi. Era il quinto di 11 figli e suo padre era il medico condotto di Pressana. Nonostante le condizioni economiche della famiglia non fossero elevate, Decio riuscì a studiare e a laurearsi a Padova, prima in giurisprudenza e poi in lettere. Nel 1874 fu inviato ad insegnare a Campobasso, l’anno successivo fu trasferito a Chieti, dove rimase fino al 1879, quando ottenne la cattedra di greco e latino a Verona, al liceo “Scipione Maffei”.

Ma non fu solo docente autorevole e “padre” del nome dell’Hellas. Fu anche uomo generoso e politico innovatore. Nel 1910 il professore entrò in Consiglio comunale in minoranza, nelle file del Partito democratico. Era esponente della sinistra storica e convinto laicista. Si batté per l’istruzione, per l’installazione dell’illuminazione elettrica e per la creazione di una farmacia. Purtroppo non riuscì a realizzare i suoi progetti perché nel 1913 morì, in una condizione di indigenza. Aveva infatti speso tutti i suoi risparmi per curare il fratello Alessandro, malato da tempo e deceduto una decina di giorni prima di lui. Del suo funerale e della tomba dunque si occupò il Comune.

(Paola Bosaro)

 

LA PRIMA STORICA VITTORIA DELLA LEONICENA RUGBY

Domenica 10 novembre stadio di Cà Bianca (Chioggia): partita da incorniciare per la Leonicena Rugby; è in questa terza giornata di campionato, infatti, che la squadra berica ha battuto il Chioggia Rugby con un punteggio di 15-29. È la prima storica vittoria per i Leoni di Lonigo: buone giocate e spirito di squadra gli ingredienti del successo.

Grande soddisfazione per la squadra leonicena, che finalmente raccoglie i primi frutti di ventidue mesi di duri e faticosi allenamenti. Lontana ormai quella gelida sera del gennaio 2012 quando, in un campetto di calcio a cinque, un gruppo di ragazzi, per lo più alle prime armi, si incontrava per la prima volta per formare quella che sarebbe diventata la Leonicena Rugby. Ora quei Leoni hanno finalmente imparato a ruggire!

I prossimi appuntamenti che vedranno impegnati i ragazzi della Leonicena nel campo di casa (l’impianto sportivo di via Santa Marina, all’interno della pista di speedway) sono previsti per il 9 febbraio, il 23 febbraio e il 9 marzo 2014. Interessanti, inoltre, le proposte per i più piccoli: sono aperte, infatti, le iscrizioni sia per la categoria “Mini Rugby” (scuole elementari e prima media) sia per la categoria “Under18” e Senior (per tutte le età). Per informazioni scrivere a leonicenarugby@libero.it o seguire la pagina Facebook/Leonicena Rugby.

 

 

EMANUELE MARZOTTO CAMPIONE DI FLAT TRACK. «MIO PADRE AVREBBE PREFERITO CHE DIVENTASSI UN PIANISTA»

Emanuele Marzotto, 34 anni, di Alonte, è uno dei piloti di punta della Flat Track, una disciplina motociclistica molto spettacolare che si corre su circuiti ovali in terra battuta, percorsi in senso anti orario. Emanuele, figlio del campione di speedway “Charlie Brown”, non ama definirsi un figlio d’arte, ma piuttosto un uomo che si è fatto da sé. Quest’anno, dopo aver vinto moltissimi titoli, si è visto sfumare la vittoria al Mondiale per dei problemi elettrici alla moto.

L’abbiamo trovato amareggiato, ma sicuro di rifarsi presto.

Emanuele, come è iniziata la tua carriera su due ruote? 

«Ho iniziato a correre molto tardi perché mio padre (Giuseppe Marzotto, in arte “Charlie Brown, è stato campione di speedway negli anni Settanta, ndr), contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non era d’accordo, avrebbe preferito che facessi il pianista (ride, ndr). Abbiamo raggiunto un compromesso: prima ho ultimato gli studi e ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia, (La GM s.r.l. produce, progetta e vende in tutto il mondo motori da speedway e da kart, ndr) e solo dopo ho iniziato a correre. A 24 anni le prime gare di Supermotard: sono partito da zero, a mie spese, ero persino costretto a prendere in prestito il furgone dell’azienda per partecipare alle gare, motivo per cui mio padre mi ha licenziato due volte. Nonostante le difficoltà, di anno in anno sono arrivati successi e titoli sempre più prestigiosi. Nel 2008 ero pronto, potevo tentare l’assalto al titolo Mondiale, ma un grave infortunio al ginocchio destro ha sconvolto tutti i miei piani».

È per questo motivo che hai cambiato disciplina e ti sei dato al Flat Track? 

Sì, tra il 2008 e il 2010 ho subito tre operazioni, ma il ginocchio non è più guarito.

L’illuminazione è arrivata proprio quando pensavo che non avrei corso mai più: il Flat Track, una disciplina che negli Usa è più diffusa persino del Motocross, in Italia è in forte espansione e prevede che si curvi solo a sinistra!

Così nel 2011 mi sono rimesso in sella e ho iniziato a gareggiare. Nel 2012 sono arrivato secondo nel Campionato americano e terzo nell’Italiano e nel Mondiale. Quest’anno, nel 2013, avrei certamente vinto il Mondiale se, durante l’ultima tappa, la moto non fosse collassata per dei problemi elettrici.

Così ho perso il Mondiale per 4 punti, Fabrizio Vesprini ha avuto la meglio, ma sono già carico per l’anno prossimo, voglio prendermi la rivincita!»

 

INTERVISTA ESCLUSIVA CON IL SETTE VOLTE CAMPIONE DEL MONDO DI MOTOCROSS TONY CAIROLI

Sette titoli mondiali. Il primo è arrivato nel 2005, in MX2, su Yamaha. L’ultimo a Winchester, in Gran Bretagna: è il quinto in MX1. Tony Cairoli entra così nella leggenda del motocross dalla porta principale. Campione tra i campioni, fenomeno senza tempo di uno sport che non ha ancora raggiunto, per popolarità e diffusione, la MotoGp e la Superbike, ma che si fa largo sulle pagine dei giornali sportivi e non solo grazie all’ennesimo trionfo di uno dei nostri migliori piloti di sempre

Tony Cairoli probabilmente non avrebbe bisogno di alcuna presentazione, però la storia del suo successo è talmente straordinaria che vale sempre la pena raccontarla.

Sangue siciliano, 28 anni di vita, 24 dei quali trascorsi sopra una moto. Grazie a suo padre Benedetto, infatti, a 4 anni Tony è già in sella a una Itljet 50 da minicross. Da allora ne ha fatta di strada, in tutti i sensi, fino ad arrivare a diventare una leggenda del Motocross. A oggi vanta 63Gp vinti su 147 disputati, due titoli mondiali nella categoria Mx2 e cinque titoli mondiali consecutivi, dal 2009 al 2013, nell’Mx1, la categoria regina. In tutto sette mondiali vinti, quattro dei quali su KTM.

L’ultimo l’ha vinto il 25 agosto di quest’anno, a Matterley Basin, in Inghilterra. Noi di Area3 abbiamo incontrato Tony fresco di vittoria, ad Alonte, in occasione del quarantesimo anniversario di Athena. Sentite cosa ci ha raccontato…

Tony, il 25 agosto hai rubato la corona alla regina Elisabetta, e con questo siamo a 7 mondiali vinti…

«(ride, ndr) Sì è stato un giorno indimenticabile, vincere in Inghilterra davanti a un pubblico così numeroso, diciamo che è stata l’occasione perfetta per coronare questo mio sogno!»

Nel corso della tua carriera hai sempre gareggiato con il numero 222, ha un significato particolare per te?

«Sì, perché la prima moto che mi hanno regalato, proprio all’inizio della mia carriera, aveva questo numero. Alcuni anni dopo l’ho ritrovata, l’ho rimessa a posto e quando ho visto il 222 ho deciso che l’avrei riutilizzato alla prima occasione utile, per il mondiale».

A questo punto quali sono i tuoi avversari più temibili, ammesso che ce ne siano…

«Ogni anno è un nuovo challenge, ci sono sempre nuove sfide dietro l’angolo, gli avversari crescono, mi riferisco a quelli che arrivano all’Mx1 dalla categoria inferiore, l’Mx2. Jeffrey Herlings è tosto e in futuro potrebbe darmi del filo da torcere, ma io sono sempre pronto a dare battaglia per vincere!»

Immancabile la domanda sulla cilindrata: 350 o 450?

«Preferisco la 350 perché è una moto più leggera da guidare, adesso, con tutte le migliorie che abbiamo apportato, ha davvero un gran bel motore. L’ho scelta dall’inizio e credo che continuerò a utilizzare quella».

Come mai hai scelto il Cross e non l’Enduro?

«Sono nato nel Cross, è sempre stata la mia passione, fin da quando ero piccolo. Molto semplicemente il Cross è la mia vita».

 

 

 

40° COMPLEANNO DI ATHENA

Il sette volte campione mondiale di Motocross Tony Cairoli, i crossisiti Lupino e Philippaerts e il campione mondiale di Enduro Salvini sono stati i grandi ospiti di Athena in occasione della festa per il quarantesimo anniversario dell’azienda

Sabato 21 settembre, a partire dalle ore 15.30, presso lo stabilimento di via Albere 13 ad Alonte, si è tenuta una grande festa aperta a tutti, alla quale erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Alonte Luigi Tassoni e ovviamente noi di Area3. Una giornata baciata dal sole che ha avuto un grandissimo successo di pubblico. Hanno partecipato ben tremila persone, che hanno dimostrato di apprezzare le tante, interessanti attività organizzate per l’occasione: visita allo stabilimento, esibizione di freestyle, guida di go kart, giochi per i più piccoli e per finire un rinfresco.

Già due ore prima dell’apertura, un gruppo di appassionati si trovava davanti all’ingresso, fortunatamente Athena, con grande lungimiranza, aveva predisposto uno spettacolo di animazione con trampolieri e minimoto, per ingannare l’attesa. All’apertura dei cancelli, un interminabile fiume di tifosi si è riversato nella sala in cui si trovavano i campioni, i quali si sono resi disponibili a incontrare i fan, firmare autografi e rilasciare interviste. Sorprendente la gentilezza di tutti e quattro: l’acclamatissimo Tony Cairoli, 7 volte campione del mondo di Motocross e campione del mondo in carica; Alessandro Lupino, nella Top Ten della classifica del mondiale Mx2; David Philippaerts, campione del mondo Mx1 nel 2008 e tuttora uno dei piloti più famosi e, per finire, il neocampione mondiale di Enduro Alex Salvini.

Al termine del soleggiato, festoso pomeriggio, alle 18.30, nella bella cornice di Villa Fracanzan-Piovene a Orgiano, ha avuto luogo la parte istituzionale di questo 40°anniversario. Un meeting al quale hanno preso parte, oltre al presidente di Confindustria Vicenza Giuseppe Zigliotto, tutti i clienti e gli stakeholder del Gruppo Athena, azienda internazionale, con 3 divisioni e 10 stabilimenti in Italia e nel mondo e con un fatturato che si aggira intorno ai 72 milioni di euro.

L’obiettivo del meeting era presentare i nuovi progetti Athena, in primo luogo “Fabbrica Innovazione”, una rete tra imprese del settore meccanico del Nordest, finalizzata alla massima soddisfazione del cliente; è stata poi illustrata una nuova app per monitorare le centraline elettroniche delle moto e infine le biciclette elettriche a pedalata assistita firmate Athena. Novità questa che sancisce l’ingresso dell’azienda nel campo della Green Mobility e denota la grande attenzione di Athena nei confronti dell’ambiente e dell’energia pulita.

«Per noi i 40 anni sono un motivo d’orgoglio – ha dichiarato Giovanni Mancassola, presidente e fondatore di Athena – non solo per quello che abbiamo fatto, ma soprattutto per quello che faremo. Vogliamo continuare a investire e a crescere, insieme con il nostro territorio».

 

SAREGO. PALCOSCENICO MONDIALE DI CILISMO PER AMATORI

Sarego cisclismo 1Il 13/14 Luglio 2013, Sarego ha ospitato la “19a Coppa del mondo Amatori su strada”. La manifestazione sportiva ha richiamato un gran numero di ciclisti di tutte le categorie provenienti da ogni parte d’Italia. Nonostante la complessità della gara ed il percorso che si è smodato lungo strade quanto mai trafficate, tutto si è svolto alla meglio e senza incidenti di rilievo. Una precisazione di non poca importanza dal momento che nel corso di una gara per amatori che si è svolta qualche settimana dopo un ciclista della categoria Gentelman è morto d’infarto durante la competizione. Grande è stata la soddisfazione degli organizzatori per un appuntamento che ha visto impegnati decine di volontari.  Sarego, in questi casi, non è seconda a nessuno.

 

TONY CAIROLI AD ALONTE

news_tony_cairoli_moto_action_09_2012_04-323x450Secondo alcune indiscrezioni, il sette volte campione del mondo Tony Cairoli, sarà presente il 20 settembre nell’azienda Athena di Alonte, che fornisce alcuni elementi meccanici della sua moto. L’incontro è stato organizzato per festeggiare il numero uno al mondo nel motocross che è quasi di casa nell’azienda alontina.

 

BASSI! TOCCO! INGAGGIO! HHHUUUUUUUUU!!!!

Leonicena RugbyÈ con entusiasmo che vi rendiamo partecipi delle numerose novità che riguarderanno la Leonicena Rugby per la stagione 2013/2014. Un tam-tam mediatico (tra social network ed email) si è mosso per reclutare giocatori e, con immensa soddisfazione, il 26 agosto, primo giorno di allenamento della Prima Squadra, ci siamo ritrovati in 40. Veramente un gran successo! Un sentito ringraziamento va alle realtà (Pierre Adv, Gruoupama Ag. Di Lonigo, Studio dentistico Pobbiati, KTM Italia) che, non solo credono in noi, ma come noi amano lo spirito del rugby. Non c’è in loro solo la volontà di sponsorizzare una squadra, ma con essa condividere idee e progetti. Sabato 7 settembre, in occasione di “Grottenduro”, manifestazione di moto da enduro che si terrà a Sarego, presenteremo le nuove divise ufficiali della squadra. Primo appuntamento della stagione, domenica 15 settembre, con un test match con gli amici della Valchiampo Rugby, squadra che gioca il campionato di serie C e che più volte ci ha coinvolto come parte attiva ai propri eventi. Per l’inizio del campionato si deve invece attendere il mese di ottobre; è previsto un calendario intenso, ricco di emozioni e di terzi tempi, dove le squadre e i tifosi si “mischieranno” all’insegna del fair play e del divertimento. Ovviamente le porte sono aperte a tutti, grandi e piccini, minuti o energumeni, per praticare con grinta e passione quello che è stato definito “uno sport bestiale giocato da gentiluomini”. Le iscrizioni sono ancora aperte; vai sulla nostra pagina Facebook per maggiori dettagli.

 

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