Miteni

E se non fosse colpa solo della Miteni?

Testo e foto di Rino Boseggia

Sarego, contrariamente a quanto accade nei comuni vicini, ha preso posizione sul problema della presenza dei perfluorati presenti in 61 pozzi privati. Se ne è avuta prova venerdì 30 gennaio all’incontro organizzato presso le Opere parrocchiali di Meledo alla presenza del responsabile del settore Igiene Ulss5 dott. Franco Rebesan, del responsabile del Centro Veneto Servizi che eroga l’acqua dell’acquedotto dottor Milan, del Sindaco e di due assessori. All’appuntamento serale sono accorsi numerosi cittadini di Sarego e Meledo che hanno letteralmente riempito l’ampia sala. E qui, il cronista, deve chiedere venia perché in un precedente articolo ha messo in risalto come, nonostante la gravità dell’inquinamento diffuso in tutto il territorio nelle falde acquifere, i cittadini di Sarego siano rimasti passivi e in silenzio. Così non è stato. Anzi più di qualcuno tra i presenti in sala ha avanzato il sospetto che non sia stata soltanto la fabbrica della Miteni ad usare sostanze resinose che una volta in falda, si sono deteriorate trasformandosi in Pfas, ma anche qualche altra azienda in territorio di Sarego. Perché questo sospetto? Perchè è stata riscontrata un’altissima concentrazione di Pfas (da 20714 ng/l a 31000 ng/l) nelle falde acquifere che vanno da Monticello di Fara a via Marona. Pare che il sospetto sia venuto anche a quanti stanno indagando sulle origini dell’inquinamento tanto da segnalarlo all’Arpav di Verona. Anche se il nostro super informatore Vittorio Rizzoli, il cane da guardia degli inquinatori da trent’anni a questa parte, ci riferisce che nel maggio del 2013 sono stati ritrovati (dove?) ben 2.500.000 nani grammi il litro. Una quantità enorme di perfluorati che, se vera, avrebbe dovuto portare al Creatore milioni di persone.

Il sindaco Castiglion:
«Il comune ha fatto tutti i passi
per tutelare la salute
dei cittadini»
Il sindaco Roberto Castiglion ha introdotto l’argomento con un breve excursus sui provvedimenti presi dalla sua Amministrazione nel momento in cui è venuto a conoscenza da parte della Regione della presenza di perfluorati nelle falde acquifere del comune e cioè nel luglio del 2013. «Da allora – ha precisato il Sindaco – con la fattiva collaborazione dell’assessore Flavio Zambon – l’Amministrazione ha fatto tutti i passi necessari per non creare eccessivi allarmismi, ma nello stesso tempo si è preoccupata per la salute dei suoi concittadini notificando ordinanze per vietare l’uso a scopo potabile dell’acqua ricavata dai pozzi privati con presenza di sostanze perfluoroalchiliche superiori alla performance previste delle tabelle. Il 24 novembre del 2014, inoltre, ho sollecitato la Regione Veneto a fare causa ai responsabili dell’inquinamento per ottenere i risarcimenti dei danni subiti: mi risulta che Sarego sia uno dei comuni più colpiti. In proposito la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo».

Zambon: «Le zone più colpite
si trovano in centro paese»
L’assessore all’ambiente Flavio Zambon non ha esitato ad entrare in polemica con il responsabile dell’igiene pubblica dell’Ulss 5 Franco Rebesan, mettendo subito in risalto come sia stata l’Amministrazione seraticense a pretendere che i valori del PFas e similari facessero come riferimento alla performance prevista dall’Istituto Superiore della Sanità e non alle tabelle fissate dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) che prevedevano parametri molto più alti di accettabilità. In particolare un frecciata velenosa è partita quando il responsabile dell’Ulss 5 ha affermato che tutto sommato la situazione non è affatto preoccupante per la popolazione. «Il dottor Rebesan – ha ribadito Zambon- o non è d’accordo con se stesso, oppure non comprendo quanto ha scritto quando stabilisce come responsabile dell’Ulss 5 che l’acqua dei pozzi non è potabile». Dalla relazione dell’assessore risulta che 61 pozzi degli 84 analizzati sono risultati inquinati e che la zona più colpita va da via Pallazzetto a via Marona. In alcune zone poi come in via Palladio, via Cà d’Oro, via Paradiso e via Agricoltura è necessario che quanto prima intervenga il CVS per allacciare le abitazioni con l’acquedotto, dal momento che non esistono le condutture. Pare poi che tutta la nuova area industriale sorta di recente a nord di Meledo sia priva di acquedotto. Una notizia che ha lasciato stupiti tutti i presenti .

«Perché a pagare le analisi devono essere gli utenti?».
Numerose le domande poste dal pubblico. Al quesito sul perché a pagare le analisi dei pozzi debbono essere gli utenti e non la ditta responsabile dell’inquinamento, il Sindaco ha risposto che bisognerà aspettare una sentenza del giudice per chiedere eventuali danni. Qualcuno, come ha sostenuto nel numero scorso anche AREA3, si è chiesto quanti fossero in realtà i pozzi privati non sottoposti a controllo e che magari, come accade in alcune abitazioni ai confini con il comune di Brendola in via dell’Agricoltura, continuano a ad essere usati dalle famiglie che risiedono nella zona. Ancora una volta Castiglion ha risposto affermando che risulta impossibile, al Sindaco o ai tecnici del comune, eseguire controlli casa per casa e scovare eventuali pozzi abusivi. «Quello che posso fare – ha ribadito il primo cittadino di Sarego – è sollecitare i miei concittadini a far controllare l’acqua dei propri pozzi senza paura». Ad una precisa domanda da parte del rappresentante del comitato Perla Blu Lagambiente di Cologna Veneta Piergiorgio Boscagin sulle misure prese dalla Regione per monitorare la popolazione, è stato risposto che verrà prelevato il sangue a 240 persone. Una goccia.