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I nostri fiumi malati

Da un lato il dissesto idrogeologico, con i cambiamenti climatici che potenziano il rischio idraulico, dall’altro il problema inquinamento, soprattutto nelle aree più vicine agli insediamenti industriali. L’impatto delle attività umane sugli ecosistemi fluviali e sulle acque di superficie è fonte di preoccupazione a livello globale.

Per il Veneto i fiumi sono stati, sin dall’antichità, un’importante via di comunicazione e uno dei fattori che ha favorito lo sviluppo degli insediamenti. Una ragnatela idrica che ha nel Piave, Brenta, Bacchiglione, Tagliamento, Adige, Livenza, Sile, Fratta-Gorzone e Po i fiumi più conosciuti, ma che si compone anche di molti corsi d’acqua “minori” e di un composito sistema di canali. Lo stato di salute dei fiumi veneti è monitorato in modo sistematico dalle analisi di Arpav che esaminano indicatori come lo stato trofico, la presenza di sostanze chimiche, la qualità biologica degli ecosistemi acquatici e lo stato morfologico.

Continua su AREA3news n128 di marzo 2022