
In fuga dalla guerra
Il viaggio di Svetlana e Masha da Kyiv a Barbarano
Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, “Sveta”, come la chiamano in famiglia, è già stata ospite di casa Dovigo grazie ad un progetto di accoglienza promosso a livello comunale: nata a Shostka nel 1986, ad appena un mese di distanza dal disastro nucleare di Chernobyl, Sveta ha vissuto in orfanotrofio fino ai 18 anni, passando quattro estati nel nostro Paese. Già all’epoca ha imparato qualche parola di italiano, che pian piano si sta impegnando a migliorare frequentando un corso di lingua; attualmente, parla sia il russo che l’ucraino, e la tecnologia viene in soccorso della traduzione.
Marta e Mario preparano il caffè, in un’atmosfera distesa che contrasta con le immagini di guerra che tutti abbiamo in mente mentre la conversazione prosegue. Prima dell’invasione, Svetlana e Maxim avevano un appartamento di proprietà, entrambi lavoravano, lui come muratore e lei presso un centro estetico; adesso, li separano 1.600 chilometri e un conflitto insensato, per loro inatteso. «Un’amica continuava a dirmi che sarebbe presto iniziata la terza guerra mondiale, ma io non le credevo, mi diceva di vendere l’appartamento e trasferirmi in campagna», racconta Sveta.
«Non so come facesse ad esserne così sicura, io non seguivo abbastanza i notiziari e non mi aspettavo che succedesse nulla di tutto questo, neanche dopo la guerra in Crimea. Forse Putin non si rende conto che sta morendo gente innocente, che si deve usare la diplomazia e non la violenza», aggiunge, cercando una spiegazione al bombardamento di Mariupol’, agli attacchi russi contro le case dei civili.
Continua su AREA3news n129 di aprile 2022