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La protesta degli ambulanti davanti al municipio

La protesta dei commercianti coinvolge anche la categoria degli ambulanti. Lo scorso 3 maggio, mentre in molti centri del Basso veronese i negozianti chiedevano al Governo italiano di rivedere la decisione sulla proroga della chiusura delle attività, anche i titolari di banchi di abbigliamento ed altra merce non alimentare di Zimella sono scesi in piazza per far sentire il loro grido d’aiuto.  

Rigorosamente distanziati l’uno dall’altro, con mascherina e guanti, una sessantina di commercianti del Comune di Zimella si sono dati appuntamento, il 3 maggio a mezzogiorno, per «far risuonare un’ultima volta le chiavi delle nostre attività prima della lenta agonia che rischia di condannarci tutti alla chiusura», hanno detto. Ogni esercente stringeva in mano un cartello che evidenziava la propria tipologia di attività oppure riprendeva lo slogan lanciato in quei giorni pre Fase 2 da molti negozianti ed artigiani della provincia: «Per noi NON andrà tutto bene». 

A vigilare che la protesta si svolgesse senza infrangere le regole anti Covid c’erano gli agenti della polizia locale dell’Unione, i volontari dell’Associazione nazionale carabinieri e una pattuglia dei carabinieri di Cologna.

La situazione commerciale di Zimella, così come quella del vicino Comune di Veronella, è particolare. Pur non avendo molti negozi, infatti, il paese può vantare la presenza di numerosi di ambulanti che partecipano ai mercati di piccoli e grandi Comuni del Vicentino, del Veronese e del Padovano. 

La categoria degli ambulanti sta soffrendo come e più delle altre, anche perché non sa ancora quali saranno le indicazioni per riaprire le proprie bancarelle. Negli ultimi giorni sono ripartiti alcuni mercati settimanali, ma i banchi ammessi sono soltanto quelli dei prodotti alimentari. Per l’abbigliamento, le calzature, l’intimo, i giocattoli, i casalinghi e l’oggettistica in generale non è ancora giunto il via libera alla riapertura. Senza la presenza di personale che controlla sarà difficile verificare che non si creino assembramenti, specie nei mercati più grandi. Nel Comune di Zimella i commercianti sono 144. Di essi, gli ambulanti sono ben 89, pari al 62 per cento. Accanto a loro hanno partecipato al sit in anche baristi, estetiste e parrucchieri.

«Non chiediamo sussidi», ha spiegato Andrea Benin, referente di zona degli ambulanti. «Desideriamo regole certe per ricominciare a lavorare. Il nostro è un grido di allarme che ci auguriamo venga ascoltato da chi occupa le stanze dei bottoni. Il mestiere dell’ambulante è molto particolare: per noi il cliente è una persona di famiglia, ne conosciamo il nome, le abitudini, i gusti, le necessità. Per questo non metteremmo mai a repentaglio la vita di un cliente. Sappiamo quanto la sicurezza e la salute siano fondamentali in questo momento e siamo disposti ad adottare tutte le precauzioni richieste». Fortunatamente una decina di giorni dopo è arrivato il via libera dal premier Conte per la riapertura delle attività commerciali. 

Subito dopo il lockdown per il Coronavirus, alcuni ambulanti hanno provato a consegnare i prodotti a domicilio, però la maggior parte dei proprietari dei banchi ha faticato a lavorare, sia per i problemi di rifornimento che per il fatto di essere quasi sconosciuti nel proprio Comune di residenza. «Bisogna sempre ricordare che le nostre attività sono parte integrante del tessuto sociale», ha continuato Benin. «Noi contribuiamo a tenere la comunità unita, fiduciosa e solidale», ha concluso.

di Paola Bosaro