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Le riflessioni e le proposte del sindaco Ceretta

Sequestrati beni riconducibili alla ‘ndrangheta 

È stato un mese davvero turbolento ad Arcole. Il 22 novembre gli agenti della Dia di Bologna si sono recati in via Trieste, 3, nell’abitazione di Salvatore Cappa, per notificare il provvedimento di sequestro dell’immobile disposto dal tribunale di Reggio Emilia. Cappa non era ad Arcole perché attualmente si trova rinchiuso nel carcere di Oristano, in Sardegna. Ai poliziotti ha dunque aperto la porta la moglie di Cappa, Caterina Gaetano, che ora dovrà lasciare la casa.

La misura di prevenzione ha come obiettivo quello di procedere alla confisca dei beni con il loro passaggio di proprietà allo Stato. Gli agenti della Dia hanno trovato anche i documenti relativi alla “Fft Global service srl”, un’azienda che ha sede proprio nell’abitazione di Arcole e svolge una serie di attività, dal commercio di sigarette elettroniche fino all’acquisto e alla vendita dei pezzi di ricambio. Salvatore Cappa, 49 anni, ha beni per un valore di un milione e mezzo di euro, a cominciare da due appartamenti con autorimessa tra Arcole e Reggio Emilia, alcuni autoveicoli di piccola cilindrata, conti in banca e la “Fft Global service srl” appunto. La difesa di Cappa, sostenuta dall’avvocato Fausto Bruzzese, farà ricorso al tribunale contro il provvedimento della Dda di Bologna.

L’imprenditore con residenza ad Arcore è stato condannato in secondo grado nel settembre scorso a 9 anni di reclusione dalla corte d’appello di Bologna, nell’ambito dell’operazione Aemilia. In quel processo, le accuse parlano dei legami di Cappa col clan della ‘ndrangheta Grande Aracri con sede a Cutro, nel Crotonese, ma con terminali anche nel nord Italia e legami con calabresi residenti nell’Est veronese.

La rissa a Gazzolo (forse) per il controllo dello spaccio

Il 23 novembre, alle 18.30, in via Piazza a Gazzolo, una rissa fra immigrati maghrebini è finita nel sangue. Gli uomini hanno iniziato a litigare fuori dal bar del paese, di fronte alla cartoleria. Un giovane del gruppo ha iniziato ad inveire contro un connazionale, poi dalle parole si è passati alle mani. Dapprima l’uomo si è accanito sul connazionale scagliandogli contro un mattone di tufo trovato sul posto, lungo la recinzione di un’abitazione. L’uomo aggredito avrebbe chiamato in suo aiuto un’altra persona per telefono, sempre originaria dal Marocco, che sarebbe giunta sul posto in auto, estraendo dall’abitacolo una pistola semiautomatica, dalla quale ha esploso alcuni colpi, probabilmente in aria: i bossoli sono stati poi trovati a terra.

 

(segue su #AREA3news dicembre 2017)

Le riflessioni e le proposte del sindaco Ceretta

Che considerazioni meritano questi due fatti piuttosto preoccupanti, sebbene diversi?

«Sono fatti indubbiamente gravi, ma con origini e contorni molto diversi. Da anni, nei processi ma anche nei giornali, si parla del tentativo di infiltrazione mafiosa al nord. Non è un fenomeno nuovo; da decenni la mafia cerca di investire e riciclare denaro al Settentrione. Per quanto riguarda la rissa avvenuta a Gazzolo, si tratta probabilmente di un fatto legato allo spaccio di droga. Purtroppo la mancanza di pena certa per questi reati, definiti minori, rende difficile il lavoro delle forze dell’ordine e quindi vane le segnalazioni di cittadini e amministratori. Anche se vengono arrestati, dopo pochi giorni sono fuori a spacciare di nuovo».

Vede il suo paese cambiato in questi ultimi anni?

«Sinceramente vedo il paese cambiato in meglio. In questi anni abbiamo investito molto in infrastrutture e sicurezza, installando un sistema di videosorveglianza, abbiamo avviato un servizio privato di vigilanza notturna che controlla dalle 22 alle 6 del mattino i punti sensibili e, recentemente, abbiamo stretto un accordo con il Comune di Albaredo per potenziare la polizia municipale. Il problema, purtroppo, è l’immigrazione incontrollata e non gestita che crea senso di insicurezza nei cittadini. Vedere gruppi di stranieri che oziano tutto il giorno nei parchi e nelle piazze non ci fa sentire tranquilli perché sappiamo che di qualcosa devono pur viverei».

Che cosa si può fare? Dove si può investire?

«La cosa fondamentale è la certezza della pena: chi delinque deve sapere che dovrà pagarne le conseguenze. Come Comune abbiamo investito in videosorveglianza, in vigilanza notturna privata e recentemente anche sulla polizia locale. Credo che come amministrazione stiamo facendo la nostra parte, ora la deve fare anche lo Stato con leggi più severe, più potere ai sindaci e più risorse alle forze dell’ordine. I continui tagli statali sulla sicurezza si stanno traducendo in meno uomini e meno mezzi nelle strade».

di Paola Bosaro

(segue su #AREA3news dicembre 2017)