
L’Orto del Sole: due cuori e un orto biologico
Due cuori e un orto biologico in un appezzamento di terra alle pendici dei Colli Euganei. è la storia di Davide Russo e Mara Zulato, entrambi trentenni: lui siciliano di Mirto, (provincia di Messina) e da sempre appassionato di agricoltura, lei originaria di Baone con alle spalle un passato da barista. Insieme hanno dato vita, nel 2009, all’Orto del Sole, una coltivazione biologica di ortaggi e frutta nella campagna di Baone, uno dei comuni che fanno parte del Parco regionale dei Colli Euganei.
«Abbiamo 4 ettari di terreno coltivati con metodo biologico in cui teniamo ortaggi e frutta, soprattutto mele, pesche, albicocche, kiwi e una varietà di uva proveniente dalla Germania e resistete ai parassiti. – spiega Davide – Un ettaro e mezzo, in affitto, è adibito invece a seminativo, anche se non è facile prodursi i semi, io uso o quelli ottenuti con la coltivazione convenzionale ma non trattati, oppure quelli con certificazione biologica. Il restante ettaro e mezzo che ho acquistato poco tempo fa è ancora da convertire al biologico, provvederemo appena ne abbiamo la possibilità».
Davide, com’è il rapporto con la terra e con i prodotti che tu e Mara coltivate?
«Non abbiamo degli ortaggi, ma dei figli. E il paragone non è esagerato perché bisogna curarli costantemente intervenendo al momento opportuno. Se c’è una malattia o se gli insetti intaccano le colture, anziché usare prodotti chimici, dobbiamo trovare metodi alternativi, rispettosi della natura. Giusto per fare un esempio: è da qualche anno che mi trovo a fare i conti con i grilli e sto cercando una soluzione per tenerli lontani dalle coltivazioni».
Quindi devi tenere sotto controllo molte variabili…
«La cosa fondamentale è conoscere bene il proprio terreno. Il mio è difficile da lavorare soprattutto in primavera quando le piogge abbondanti lo rendono duro. Essendo argilloso, infatti, se è troppo bagnato tende a impastarsi. Questo però ha anche un vantaggio perché ci permette di usare molta meno acqua rispetto a un terreno poco argilloso. Conoscere il terreno significa anche scegliere il concime più adatto, in grado di integrare le sostanze di cui è carente in modo tale da renderlo più sano ed equilibrato. Nel mio caso uso lo stallatico perché il letame è più impegnativo dal punto di vista economico».
E i prodotti dove li vendete?
«Per scelta non andiamo in cerca di cooperative, ma vendiamo i nostri prodotti direttamente al pubblico in due mercati a chilometro zero di Padova e poi qui a Baone, direttamente sul campo. Per un periodo abbiamo collaborato con alcuni ristoranti, ma poi l’esperienza si è interrotta perché i prodotti bio costano più di quelli ottenuti con il metodo convenzionale e la disponibilità dipende dalle stagioni».
I tuoi clienti sono tutti sostenitori convinti dell’alimentazione biologica?
«In realtà no: la percentuale di persone che capiscono davvero la filosofia del biologico è bassa. Alcuni clienti vengono qui da noi per imparare la stagionalità dei prodotti, altri invece seguono la moda del biologico, che ha preso piede negli ultimi anni. Ma i clienti storici ormai sono entrati nell’ottica della stagionalità e adesso sanno che certi prodotti possiamo offrirglieli solo in un determinato periodo».
Adesso hai un’attività avviata, ma come hai cominciato?
«Sono cresciuto in una masseria della Sicilia: mio nonno e mio padre mi hanno sempre trasmesso il rispetto per l’ambiente, l’amore per la terra e per i cibi sani. Alle superiori ho frequentato un istituto alberghiero, ramo pasticceria. Quando sono venuto qui a Baone per vivere con Mara, che ho conosciuto in Sicilia da ragazzino perché la sua famiglia passava le vacanze là, ho trovato lavoro in un supermercato, ma stare tante ore al chiuso non faceva per me, così ho preso in affitto un campo di terra e ho iniziato a lavorarla. Col passare del tempo l’appezzamento è cresciuto fino a raggiungere l’estensione attuale».
E piano piano anche Mara si è appassionata alla coltivazione…
«Sì, lei faceva la barista, poi si è licenziata e ha iniziato a lavorare con me. All’inizio non è facile “avere occhio” per le coltivazioni, ma piano piano ci si fa l’abitudine. Vedo pochi giovani che scelgono questa strada, sia perché è un lavoro impegnativo e faticoso, sia perché non è facile accedere ai terreni».
Voi che progetti avete per il futuro?
«Ci piacerebbe realizzare un bel punto vendita qui in azienda, fatto in muratura e con tanto di espositori per esibire i prodotti. E poi, perché no, potrebbe esserci qualche collaborazione con le scuole. Cerchiamo di fare un passo alla volta, dandoci degli obiettivi realizzabili».
di Maria Elena Pattaro