
NOVENTA VICENTINA. EMERGENZA SFRATTI, MARCELLO SPIGOLON: «NON C’È PIÙ DISPONIBILITÀ DI CASE POPOLARI»
Sono una decina i procedimenti di sfratto che interessano il Comune di Noventa Vicentina. L’Assessore Mattia Veronese:«Abbiamo avuto grosse difficoltà di dialogo con le famiglie di extracomunitari»
«Qui non si tratta di essere razzisti, perché non facciamo distinzioni di razza, colore o religione. Bisogna dire come stanno le cose: il punto è che non ci sono né le risorse edilizie, dell’Ater o del Comune, né le risorse economiche disponibili.
Non ci sono più case popolari a nostra disposizione. Abbiamo provato con le famiglie di extracomunitari a trovare un accordo, magari che potessero essere ospitati da qualche loro parente o amico per il periodo necessario a trovare un lavoro, o al rimpatrio di moglie e figli, con il viaggio spesato dal Comune, ma finora non ci sono venuti incontro in alcun modo. Anzi, si sono rivolti a Cobas e Rifondazione Comunista che non hanno perso tempo a strumentalizzare la vicenda. Di conseguenza, non c’è stata alcuna possibilità di dialogo».
Così ha risposto Marcello Spigolon, sindaco di Noventa Vicentina, alla questione sfratti che, di recente, sta interessando il Comune noventano. Sono circa una decina i procedimenti di sfratto attualmente in fase di esecuzione, la maggior parte dei quali riguardano famiglie di stranieri.
«I problemi più grossi – fa eco Mattia Veronese, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Noventa Vicentina – li abbiamo avuti con gli extracomunitari. Da oltre un anno, alcuni di loro non effettuano più i pagamenti ai proprietari privati degli immobili. Di questi ci sono cinque casi che risiedono su uno stabile andato all’asta e ora di proprietà di una banca. Queste persone sono state invitate in Comune in tempi non sospetti, poiché la loro situazione è conosciuta da mesi, per cercare di instaurare un dialogo concernente una progettualità di vita. Con loro ripeto da anni che per rendere efficaci gli aiuti bisogna partire da una responsabilità familiare basata su un progetto sostenibile. Il lavoro, la rete parentale e un inserimento sociale che tenga presente le priorità della famiglia sono i presupposti fondamentali per affrontare ogni difficoltà. Si tenga presente che alcune situazioni critiche sono frutto di una cattiva gestione familiare che va avanti da tempo. Gli sfratti stessi non sono capitati improvvisamente. Inoltre, tutte le iniziative messe in campo da sempre sono state prese in accordo anche con le associazioni di volontariato presenti nel nostro territorio.
Purtroppo, le nostre proposte non sono state accolte nei tempi previsti e né tantomeno nei modi. Solo per fare un esempio, circa cinque mesi fa, alla presenza del responsabile dei Servizi Sociali, dell’assistente sociale e dei referenti “Sportello strada” Caritas locale, ho incontrato uno di questi signori, sottoposto all’ingiunzione di sfratto esecutivo.
Costui ha perso quest’anno il lavoro e ha a proprio carico una moglie casalinga e dei figli minori. Gli abbiamo proposto di alloggiare presso una famiglia di suoi connazionali, parenti o amici, con le spese per l’affitto a carico nostro e della Caritas per un tempo sufficiente perchè possa trovare una sistemazione più certa. Nonostante si sia trasferito a Noventa dalla metà degli anni ’90 e abbia dei parenti, ci ha risposto che nessuno può ospitarlo.
A quel punto gli abbiamo chiesto un rimpatrio almeno della moglie e dei figli, così da essere ospitati dai loro parenti nel loro rispettivo Paese d’origine, visto che sapevamo che in estate si trasferiva là con la famiglia a casa dei genitori. Le spese di viaggio e un sostentamento per i minori per alcuni mesi sarebbero stati garantiti dal Comune».
Com’è finita la vicenda?
«Quel giorno gli avevo chiesto di tornare dopo un’ ora – prosegue Veronese – per farmi sapere la sua decisione. Non vedendolo più arrivare, ho deciso di telefonargli personalmente. Il risultato? Mi sono sentito rispondere, in tono abbastanza provocatorio, che si era rivolto ad un avvocato e ad un’associazione sindacale per le case popolari che lo avevano invitato ad insistere col Comune per avere un alloggio. Sempre provocatoriamente, mi disse che il giorno dello sfratto si sarebbe accampato davanti al municipio e che avrebbe attirato l’attenzione dei giornalisti.
Gli ho risposto che non doveva avere questo atteggiamento con il Comune perché gli stavamo dando una grossa mano per aiutarlo. Invece, ha reso la situazione ancora più difficile. Morale della favola: ci è arrivata la lettera del suo avvocato e, nel giorno dello sfratto, sono intervenuti i Cobas e un gruppo di giovani dei centri sociali collegati direttamente a Rifondazione Comunista per impedire il procedimento facendo un muro umano.
Non riesco a capire se questi avvocati sono pagati degli sfrattati o sono, per così dire, condizionati dai sindacati o da gruppi politici che, guarda caso, non perdono tempo a strumentalizzare la cosa. Al suo legale, abbiamo risposto inviandogli una relazione sull’incontro avvenuto col suo cliente e firmata da tutti coloro che erano presenti a quell’incontro, ove gli venivano illustrate le due proposte rifiutate».
È stato l’unico caso finora?
«Come ho già detto prima – conclude l’assessore – i problemi maggiori li abbiamo riscontrati con gli extracomunitari che su una decina di casi di sfratto, sette riguardano loro. Di conseguenza, in sede di giunta, è stato deciso di inviare al prefetto di Vicenza una relazione che illustrasse la nostra situazione attuale, evidenziando le possibilità del Comune e la mancanza di dare alloggi.
Poco dopo, il nostro sindaco, che ha firmato quel documento, è stato convocato in prefettura ed ha avuto modo di confrontarsi col vice-prefetto (facente attualmente le funzioni di prefetto in quanto il dott. Fallica è recentemente andato in pensione). Contemporaneamente, ho coinvolto il direttore dell’Ater di Vicenza, informandolo sui fatti e chiedendo informazioni precise su possibili interventi d’emergenza coordinati con il suo ente. Mi ha risposto che gli inserimenti abitativi d’emergenza vengono fatti solo in casi di gravi e riscontrati problemi socio-sanitari delle persone interessate, precisando che le morosità non possono essere l’elemento che fa decidere l’inserimento in un appartamento dell’Ater.
Gli inserimenti d’emergenza prevedono regole ben precise legate ai requisiti del bando annuale, devono essere sostenuti da una relazione dei servizi sociali e comunque a monte ci deve essere una disponibilità di alloggi. Stando quindi all’attuale situazione noventana, nessuno dei casi esaminati poteva essere accolto. Chi attribuisce ai sindaci poteri di blocco degli sfratti, chi parla di facili inserimenti abitativi d’emergenza e si nasconde dietro dichiarazioni ideologiche non conosce la realtà, desidera solo creare confusione e false aspettative.
Tengo a precisare che, a differenza di chi si muove solo ora con puri atteggiamenti di protesta non lasciando spazio ad un pacato confronto, il Comune di Noventa Vicentina non ha mai chiuso la porta in faccia a nessuno.
Difendo con forza i Servizi sociali e la rete solidaristica del territorio. Pur con le mille difficoltà di una situazione economica non facile, da sempre le istituzioni della nostra area agiscono valutando caso per caso, raccogliendo informazioni per intervenire nel modo più equo possibile. Le azioni di aiuto sono state fatte e sono state proposte basandoci sempre sui regolamenti comunali e sulle possibilità di bilancio. Purtroppo in certe situazioni questi aiuti non sono stati capiti o, peggio, non hanno voluto capirli”.
(Alessio Pezzin)