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Tag: Ospedale

Mastrandrea: «Ecco perché siamo contrari al PPI di Montagnana»

di Alessio Pezzin

Ai primi di febbraio, il gruppo consigliare “Dignità e rispetto per San Vitale” ha organizzato una serata per spiegare al pubblico i motivi per dire no al Punto di Primo Intervento di Montagnana

on tutti sono d’accordo con la creazione di un Punto di Primo Intervento di Montagnana. Il gruppo consigliare di Megliadino San Vitale “Dignità e rispetto per San Vitale”, che siede nei banchi dell’opposizione nel consiglio comunale sanvitalese, costituisce una voce fuori dal coro per quanto riguarda questo argomento che da mesi tiene banco nelle sale consiliari del Montagnanese. Proprio per spiegare alla gente le proprie ragioni, il gruppo ha organizzato una serata che si è svolta nella biblioteca civica sanvitalese.
«C’è questa idea errata, diffusa dalle amministrazioni comunali di questo territorio, che un Punto di Primo Intervento sia una sorta di sostituto del Pronto Soccorso di Montagnana, che oggi non c’è più, in quanto l’Ulss 17 ha confluito in quello del nuovo ospedale unico di Schavonia – spiega il dottor Carmelo Mastrandrea, esponente del gruppo – niente di più sbagliato. Un PPI non è attrezzato per affrontare un “Codice Rosso”, ovverosia un caso di estrema emergenza come può essere un infarto. Abbiamo calcolato che, per fare un esempio, un cittadino di Merlara, impiegherebbe all’incirca 31 minuti per arrivare al pronto soccorso di Schiavonia. Qualcuno dirà: “sì, ma ce ne mette 10 per arrivare a Montagnana”. Verissimo. Ma se succedesse, per l’appunto, un infarto, cosa succederebbe? Una volta che si recherebbe al PPI di Montagnana, il medico sarà costretto a mandarlo a Schiavonia, perché solo là hanno i mezzi per affrontare un’emergenza del genere. E intanto perde altri minuti preziosi per arrivare nel nuovo pronto soccorso. Muoiono delle cellule cardiache nel frattempo e si rischia di non fare in tempo a salvare il paziente, perché nel tratto Merlara – Montagnana – Schiavonia, il viaggio dura 37 minuti, sei in più rispetto a prima. Tutto questo escludendo vari intoppi che si possono presentare per strada, come la nebbia o mezzi pesanti che possono rallentare la corsa all’ospedale».
E se invece di far correre i residenti dei comuni di Merlara, Urbana e Casale di Scodosia fino a Schiavonia, data la lunga distanza rispetto ad altri comuni, non sarebbe meglio passare quegli enti locali sotto l’Ulss di Legnago, come sostenuto dai rispettivi sindaci, vista la vicinanza immediata al nosocomio legnaghese?
«Questa è un discorso già più accettabile. Della delibera emessa dalla giunta di Montagnana, la quale ha chiesto di essere approvata da tutti i consigli comunali del Montagnanese, noi siamo favorevoli al mantenimento dell’ospedale montagnanese con tutti suoi sevizi. Non però al punto di primo intervento. Siccome vige il discorso “Piuttosto di niente meglio piuttosto” per la salute della gente questo detto non può valere, perché io cerco una cura definitiva per il mio problema di salute, che mi faccia guarire definitivamente e in tempi rapidi. Cosa che non può avvenire per un “Codice rosso” in un PPI. Sarebbe da chiedere il parere sulla presente questione ai medici della zona. Infatti, il sindaco di Monselice, Francesco Lunghi, che è l’unico medico della rappresentanza dei sindaci della Bassa Padovana, si è dichiarato contrario al PPI di Montagnana. Ci sarà una ragione sulla sua scelta. Ripeto: solo il pronto soccorso di Schiavonia è attrezzato per affrontare le emergenze. Il PPI no. Questo la gente deve capire. Il PPI è più un pericolo che una risorsa».

L’Ospedale diventa Centro Riabilitativo

Testo di Chiara Ballan, foto di Antonio Tognon

Dopo circa quattro mesi dalla serata di presentazione, il Centro di Riabilitazione a valenza provinciale, che nel nome andrà a sostituire quello di Ospedale, si inaugura finalmente il 16 febbraio. Attualmente si attua principalmente la rieducazione cardiologica, ma nei prossimi anni il progetto complessivo prevede la possibilità di sottoporsi a prestazioni ortopediche, neurologiche e cardiopolmonari.
Moltissime le autorità presenti. Il più atteso è stato senza dubbio il governatore Luca Zaia che per tutta la mattinata si è aggirato per il mercato cittadino rispondendo ai dubbi dei cittadini. Riguardo il nuovo Centro Riabilitativo la gente nutre infatti più di qualche dubbio, primo tra tutti quello di essere stati privati per sempre di una struttura sanitaria adeguata.
Lo stesso Zaia, durante la cerimonia di apertura nella sala delle riunioni, dice che riguardo la conversione della struttura si dicono “tante cazzate da fare schifo”. Da Ospedale a Centro riabilitativo si passa infatti ad una concezione della salute incentrata sulla prevenzione e sul continuo monitoraggio della comorbidità del paziente. Assicura inoltre che “se tra dieci anni il centro venisse chiuso si assisterebbe ad una sollevazione popolare. I cittadini dunque si fidino e non abbiamo paura.” Sottolinea inoltre che in questi anni il Veneto ha investito moltissimo sulla Sanità di modo che i malati non debbano andare fuori Regione per curarsi.
Di successo è stata infatti l’iniziativa degli ospedali aperti di notte e nelle prossime settimane ci saranno delle novità rispetto i CUP. Zaia non rinuncia infine alla polemica, augurandosi le scuse del fotografo Oliviero Toscani secondo cui i veneti sono tutti ubriaconi. “In Veneto la vita media arriva ad 82 anni”, commenta Zaia, “anca se i dise che semo imbriagoni. Questi numeri sono anche merito di certe scelte che si sono fatte nell’ambito sanitario.” Entusiasti sono stati anche gli interventi del Presidente della Conferenza dei Sindaci della Ulss 5 Montagna e del Sindaco Boschetto. La conversione a Centro Riabilitativo non è un traguardo, ma un punto di partenza e il primo passo si muove verso l’abbandono di anacronistiche nostalgie rispetto il classico ospedale e la fiducia verso modalità di cura all’avanguardia.

Ospedale Zaia